Separazione e tutela della Privacy

Quante volte, nella causa di separazione, il coniuge che richiede l’attribuzione di un assegno per il suo mantenimento vorrebbe disporre degli estratti conto bancari dell’altro per dimostrare il suo diritto? Tantissime, quasi sempre. Tuttavia, molto spesso, questa aspirazione cozza contro il diritto alla privacy. Ovviamente ci riferiamo al caso in cui titolare del conto sia solo il coniuge destinatario della domanda di pagamento dell’assegno di separazione. Infatti, in caso di conto cointestato il coniuge richiedente ben potrà avere pieno accesso a tutte le movimentazioni bancarie, semplicemente rivolgendosi alla banca della quale è (anche lui) cliente.

Nel caso in cui, invece, titolare del conto sia solo l’altro coniuge e solo a lui abbia accesso ai dati bancari e solo a lui arrivino gli estratti conto bancari, potrà l’altro coniuge accedere a tali dati? E come?

 

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Escludiamo, prima di tutto, che il coniuge “curioso” possa aprire la corrispondenza indirizzata all’altro dalla banca. Se così facesse commetterebbe un reato, appunto quello di violazione della corrispondenza. Ma potrà rivolgersi alla banca e chiedere di vedere i conti? Secondo la recente ordinanza della cassazione 20649/2017 sì. O meglio, ove lo faccia ed ottenga ciò che desidera, non violerà la legge sulla privacy. In quel caso concreto, il marito, si era rivolto ai giudici sostenendo l’errata interpretazione del Dlgs 196 del 2003 in tema di privacy e trattamento dei dati sensibili. I supremi giudici hanno invece stabilito che il coniuge, in quel caso la moglie, che chiede ed ottiene dalla banca l’estratto conto del marito allo scopo di utilizzarlo nella causa di separazione, non viola la privacy e non si espone, perciò, alla domanda di risarcimento del danno che, per tale motivo, il marito aveva proposto. In realtà la corte di cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché il marito non aveva impugnato anche quella parte della sentenza che aveva rigettato la domanda per mancanza di prova del danno. Così facendo, tuttavia, la decisione del giudice del merito, il tribunale di Modena, che aveva comunque respinto la domanda del marito ritenendo non violata la legge sulla privacy è passata in giudicato.