Berlusconi…non fa scuola

Questa volta il Cavaliere non è arrivato primo. Il mutamento di indirizzo giurisprudenziale che ha condizionato la sentenza della Corte di Appello di Milano, di cui in questi giorni parlano e straparlano i giornali, è dovuto ad un ricorso di un altro riccone, l’ex ministro Grilli. Berlusconi ha quindi beneficiato della scia conseguente alla sentenza della cassazione n. 11504/17, che ha abolito il criterio del precedente tenore di vita in favore di quello, ben più attuale ed umano, dell’autosufficienza economica.
In questi giorni, come molti di voi avranno letto, i tribunali sono letteralmente invasi da ricorsi diretti a rivedere l’obbligo di pagamento dell’assegno di divorzio stabilito con la sentenza che dichiarava cessato il matrimonio o ne scioglieva gli effetti civili.
Ma, il problema che si è posto è il seguente: i tribunali chiamati a decidere sulle domande di revisione delle condizioni economiche di divorzio, possono fare applicazione del nuovo criterio dettato dalla sentenza 11504?
Pare proprio di si, almeno è quanto deciso, sempre dalla cassazione, con la sentenza, successiva alla 11504, del 22 giugno scorso n. 15481.

 

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La cassazione ha detto apertamente che anche ai giudizi di revisione si applicano i nuovi criteri, ragion per cui la decisione del giudice non potrà più essere motivata dalla mancanza di mezzi adeguati a mantenere un tenore di vita analogo a quello goduto in costanza di matrimonio, bensì dovrà essere accertato se il richiedente sia indipendente o autosufficiente dal punto di vista economico. I supremi giudici hanno anche statuito sulla irrilevanza del grande divario economico tra i due ex, che di conseguenza dovrà soccombere in favore di quello prima ricordato dell’autosufficienza economica.
Ma non solo, la cassazione con la sentenza 15481 ha detto anche un’altra cosa molto importante: il nuovo indirizzo giurisprudenziale non necessita del vaglio delle Sezioni Unite perché l’orientamento precedente è da considerarsi talmente obsoleto e non più conforme alla realtà così da rendere superfluo il ricorso alle Sezioni Unite.
Avv. Luigi Cecchini.